giovedì 28 dicembre 2023

Resurrezione di Lazzaro

“Gesù gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare».” (Gv 11, 43-44)
Si tratta dell’episodio della resurrezione di Lazzaro, racconto menzionato solo nel Vangelo di Giovanni. Lazzaro è una figura cara a Gesù ed è proprio per questo motivo che fa risorgere il ragazzo morto di malattia qualche giorno prima. L’episodio rappresenta la potenza divina che vince la morte.

L'operazione di resurrezione di un morto è simile a quelle compiute dai negromanti. Vedi ad esempio la famosa Strega Ericto di cui parla il 
poeta Marco Anneo Lucano nel suo poema "La Pharsalia" (da alcuni tradotta in italiano come Farsaglia), conosciuto anche come "De bello civili", o "Bellum civile".


Nell’immagine si può ammirare la scena della resurrezione di Lazzaro, particolare di un affresco presente nella catacomba dei SS. Marcellino e Pietro, a Roma.
Tale rappresentazione compare precocemente nell’arte paleocristiana e presenta, sin dall’inizio, lo schema canonico con Cristo che opera il miracolo toccando con la virga taumaturga (ossia con la classica "Bacchetta Magica") il capo del defunto, dipinto come una mummia all’entrata del sepolcro.
L’episodio della resurrezione di Lazzaro, tra quelli descritti nei Vangeli, ha avuto un gran successo nell’arte paleocristiana ed è una testimonianza significativa su Gesù Mago.

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