venerdì 15 dicembre 2023

CHNOUBIS: IL DIO LEONTOCEFALO

CHNOUBIS: IL DIO LEONTOCEFALO 

Riporto qui di seguito un interessante articolo di Attilio Mastrocinque, tratto dal BOLLETTINO DI NUMISMATICA MONOGRAFIA 8.2.I- Anno 2003 SYLLOGE GEMMARVM GNOSTICARVM. Ritengo che la figura di Chnoubis abbia ispirato, tanti secoli più avanti, occultisti come Cagliostro ed Eliphas Levi.

Il primo con il suo simbolo costituito da un serpente a forma di "S" trafitto da un dardo. Il glifo classicamente associato a Chnoubis sono tre "S" sbarrate. Che siano "trafitte"? Comunque molto simili alla singola "S" di Cagliostro.


Riguardo ad Eliphas Levi, nel suo Dogma e Rituale dell'Alta Magia troviamo un immagine che rappresenta propriamente
Chnoubis. In essa si vede un serpente con la testa leonina coronata al centro di una serie di caratteri magici associati ai Segni dello Zodiaco. Riporto qui di seguito l'immagine di cui sto parlando.

Il Levi non spiega la figura serpentiforme. Il disegno è indicato in appendice come "Caratteri magici dei Dodici Segni dello Zodiaco". Nella pagina in cui è riportata la tavola il Levi scrive:"Ecco la tabella dei caratteri magici che sono stati tracciati dagli antichi astrologi secondo le costellazioni zodiacali; ciascuno di questi caratteri rappresenta il nome di un genio, buono o cattivo. Si sa che i segni dello Zodiaco si riferiscono a diverse influenze celesti e, di conseguenza, esprimono un'alternanza annuale di bene e male." D'altronde Chnoubis ha a che vedere con i decani e quindi con il Circolo Zodiacale. Non so dire se questa correlazione sia frutto del caso oppure se il Levi fosse a conoscenza del significato del serpente leontocefalo. Sia come sia vi lascio all'interessantissimo articolo. M.d.C.

A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI CHNOUBIS

Il serpente leontocefalo Chnoubis (figg. 21, 22) era raffigurato, su amuleti che serviva­no per favorire la digestione. Esso era uno dei 36 Decani (dèi che governavano 10 gradi del cerchio zodia­cale, tre per ogni segno) noti alla cultura egiziana fin da tempi remoti, era il primo Decano del Leone, nel quale ad un certo punto fu riconosciuta l’immagine di un dio solare, e questo spiega il suo grande successo nelle gemme magiche. Egli era venerato in Egitto soprattutto a Syene come nume della piena del Nilo, che cominciava sotto il suo influsso nel segno del Leone [1].
Il suo nome talora è trasformato, nelle gemme, in Chnoumis, certamente per influsso del nome del dio creatore egiziano Chnum. Inoltre è ben attestata la vox magica Harponchnoubis, che rap­presenta una modificazione di Harponchnouphi, titolo di Horus (Har-), nel quale evidentemente si riconosceva (in -chnouphi) il nome di Chnoubis; e del resto Harponchnouphi fu identificato anche con l’Agathodaimon, il ser­pente a testa umana egiziano, signore del destino [2].
Probabil­mente molti maghi e molti fruitori di amuleti devono avere inteso Chnoubis come un grande dio astrale egiziano, ma con ogni pro­babilità in altri ambienti religiosi la sua figura dev’essere stata oggetto di ulteriori speculazioni, prevalen­temente in chiave biblica.
Chnoubis è composto da due elementi: il serpente e la testa di leone circondata dai raggi. Qualche studioso della Bibbia, bramoso di conoscere l’immagine vera del dio ebraico, notò che il nome YHWH assomigliava a HYWAH, “animale”[3] , e di questa speculazione troviamo tracce nei trattati gnostici [4], nei quali il dio ebraico, detto Ialdabaoth, insieme agli altri Arconti delle sfere planetarie, aveva forma animalesca, e in particolare, forma leonina[5].
Ma nei circoli gnostici era diffusa anche la convinzione che il Kosmokrator, Signore del mondo, avesse forma di serpente[6]. Nell’Apocrifo di Giovanni (cap.10) leggiamo che Ialdabaoth “aveva la forma di un drago, la faccia di leone dagli occhi di fuoco fulminanti e fiammeggianti... e (Sofia) lo avvolse in una nube lucente...”. Questa sembra precisamente la descrizione di Chnoubis. Non è facile capire quale fu il ragionamento che condusse a riconoscere nel Decano del Leone la forma del dio creatore, ma un brano del trattato di Nag Hammadi noto come Origine del mondo apre uno squarcio di luce sui procedimenti mentali degli Gnostici in questo campo.
A p.119 viene descritta la creazione dell’uomo ad opera dei sette Arconti, attribuendo a ciascuno di loro la creazione di singole parti, delle quali è specificata quella che toccò al loro capo, Ialdabaoth, corrispondente al dio biblico: “il loro capo formò il cervello e le midolla”[7]. Poi passiamo ad un brano di Ippolito relativo alla dottrina degli Gnostici Perati[8], in cui è esposta la teoria secondo cui Gesù Cristo, il Logos, sarebbe stato un serpente, visibile nella costellazione polare del Draco, e manifestatosi più volte in terra.
I Perati riconoscevano l’esistenza di tre entità: il Padre, il Figlio e la Materia. Nel microcosmo dell’uomo, il Padre, cioè lo spirito, era rappresentato dal cervello, il Figlio dalla spina dorsale col cervelletto e la Materia dal seme, che, attraverso il movimento della spina dorsale, generava traendo ispirazione dal cervello[9].
Il punto di partenza di questo genere di speculazioni astrologiche e fisiologiche era il Timeo di Platone[10], che descrive forma e funzione del cervello, del midollo e dello sperma, quali furono volute dal creatore, che pose nel­ l’encefalo l’anima divina e nel midollo quella mortale[11].
Combinando la Genesi col Timeo si giunse a definire la divinità come un essere a forma di serpente con una testa importante, come quella del leone. Il procedimento consisteva nel riconoscere la forma di Dio attraverso la forma dell’uomo, il quale fu fatto a sua (propriamente “a loro”) immagine e somiglianza. L’idea che il creatore avesse fatto il primo uomo a sua immagine e somiglianza fece sì che il pensiero gnostico concepisse la prima creatura come un essere simile ad un verme, che non poteva alzarsi in piedi né respirare[12].
Anche nella tradizione giudaica Adamo inizialmente era come un verme che non camminava[13]. Il nume dall’aspetto simile a Chnoubis era uguale all’essere che egli stesso aveva creato a sua somiglianza. Il fatto che Chnoubis fosse considerato spesso come il creatore è ribadito dalla forma “Chnoumis” che talora lo accompagna sulle gemme: questo era il nome del dio vasaio creatore nella mitologia egiziana, il cui tempio di Elefantina era attiguo a quello del dio ebraico, chiamato YHW (Iao) dai Giudei della locale guarnigione tra il 495 e il 399[14]. Guardando bene, la tipologia di Chnoubis è riconducibile a due tipi fondamentali: quello a forma di S, o di spina dorsale (fig. 21), e quello con una (fig. 22) o molte spire, più o meno simile ad un intestino. È difficile dire se questo secondo tipo, che certamente era più adatto dell’altro per ottenere amuleti digestivi, avesse rapporti con le teorie gnostiche relative alla forma dell’intestino[15] .
Certamente i maghi di ispirazione politeistica egiziana o egittizzante prescrivevano amuleti con Chnoubis e coloro che li portavano dovevano essere prevalentemente politeisti, mentre non sappiamo se le speculazioni degli Gnostici avessero determinato una produzione di gemme con Chnoubis. La diffusione del noto simbolo di Chnoubis (la tripla S barrata) anche su gemme aniconiche ispirate al sigillo di Salomone potrebbe però suggerire che il serpente leonino fosse ben presente nelle dottrine e nelle pratiche religiose degli adepti di sette giudaizzanti o cristianizzanti. Si può solo aggiungere che la tipologia del serpente levato su due spire a forma di 8 disteso, con capo radiato e nimbato[16], sembra essere tipica di gemme provenienti dall’Egitto[17]. È noto invece che una delle gemme con Chnoubis a forma di “spina dorsale” proviene dalla Cirenaica[18].
I raggi che circondano il capo di Chnoubis sono sempre stati interpretati come la prova che Chnoubis fosse il dio del sole, ma bisogna dire che molte divinità magiche delle gemme hanno elementi che evocano la luce, come Çemeçilamy (“sole eterno”, con gioco di parole che evoca il greco lavmpein), o raggi sulla testa, o fiaccole in mano, ma ciò non basta a farne divinità del sole, identificandole con Helios, perché nello Gnosticismo, nel Cristianesimo e in altre religioni di epoca imperiale la luce stessa è considerata manifestazione della divinità, fosse essa la luce solare, fosse quella lunare, o delle stelle, del fuoco o del lampo.
Un problema ulteriore è costituito dalle ricorrenti iscrizioni che paiono designare Chnoubis come vincitore dei giganti: Gigantorhvkta, Gigantofovnta[19] (vel similia). Si noti che l’immagine di Chnoubis non è mai abbinata con quella del gallo anguipede[20], come dire che non troviamo mai il gigante e il vincitore dei giganti uno di fronte all’altro.
La separazione è significativa, anche se dobbiamo tener presente che Chnoubis era raffigurato più per proteggere lo stomaco, l’intestino o altre parti del corpo, che per venerare il creatore, e dunque non dobbiamo aspettarci dalle gemme la stessa coerenza dottrinale che dovrebbe caratterizzare un libro teologico. In un complesso esorcismo “ebraico”, in nome del Dio ebraico, attribuito al mago egiziano Pibechis, il dio invocato è definito come colui che ha distrutto i giganti con i fulmini[21].
Tale testo risulta in più punti ispirato a tradizioni rabbiniche[22], e pertanto esso conferma quanto il tema dei giganti, e dunque il gallo anguipede e Chnoubis gigantorekta, fossero radicati nell’ambito dottrinale giudaico. Inoltre, nel testo della Preghiera di Ciriaco, in cui sono riflesse dottrine ebraico-gnostiche, si parla del serpente che ha “spento il cuore dei giganti”[23], tale serpente è l’ouroboros con la coda in bocca, identificato con il serpente del Paradiso terrestre, con l’istigatore di Caino, con l’autore della malvagità umana e con colui che fuorviò gli angeli attraverso le passioni: si tratta di tematiche tipicamente gnostiche[24].
Un’iconografia egiziana, quella di Chnoubis, interpretata in chiave biblica, fu usata soprattutto per combattere il male, il male fisico, concepito come un gigante[25], che Chnoubis aveva vinto alle origini e poteva vincere ancora. Possiamo soltanto chiederci chi fossero i medici, inclini alla magia, che prescrivevano questo genere di amuleti. L’esemplare del Cabinet des Médailles[26], che affianca al serpente leontocefalo i teonimi Iao e Glykon, prova che alcuni di tali medici non erano né cristiani né giudei, e difficilmente anche cristiani gnostici.
Il Decano del Leone poteva essere l’immagine dell’incarnazione di Asklepios, quale fu il serpente Glykon venerato ad Abonouteichos[27], mentre nelle gemme uterine esso campeggia spesso al centro di gruppi di dèi egiziani. Pertanto è verosimile che gli specialisti che prescrivevano l’uso di questa specifica immagine fossero prevalentemente pagani, come l’autore della ricetta attribuita a Pibechis, la quale pure alludeva alla gigantomachia del dio ebraico. Le immagini di Chnoubis talora raffigurano una base rotonda, che potrebbe essere un altare, ma anche una cista mystica, come quelle con il serpente, raffigurate su monete d’età ellenistica e imperiale.

IL DIO LEONTOCEFALO

Esistono gemme in cui il dio Chnoubis assume i tratti del guerriero (in figura sotto), con torso corazzato e braccia umane, ma la sua testa è di leone e con la destra impugna la spada, mentre al posto delle gambe c’è una lunga coda di serpe[29]. Ci sono poi altre variazioni sul tema: un guerriero anguipede a testa di asino, con possibile allusione alla credenza secondo cui nel tempio di Gerusalemme si venerava un idolo asinino[30]; oppure il medesimo nume ha una testa di scimmia (Thoth)[31]; ci sono anche immagini di mummie di Osiris con zampe serpentine che escono dal basso[31]. Esistono gemme raffiguranti un guerriero con due gambe serpentiformi e testa di leone[32], gemme che, almeno in qualche caso, servivano per favorire la digestione[33]. Di solito, i guerrieri leonini e serpentiformi non hanno la frusta, ma la spada, talora accompagnata dal ramo di palma, per ribadire la loro natura guerriera[34] .
Il tipo più diffuso è però quello del dio antropomorfo leontocefalo. Si tratta essenzialmente di un nume egiziano, come prova il fatto che una medesima officina gemmaria ha prodotto due gemme praticamente uguali, con gli stessi nomi angelici, ma una raffigura il leontocefalo, l’altra Anubis (SGG I, 71).
Sono importanti le interpretazioni di questo dio in chiave ebraica. Si è visto che il dio ebraico, identificato con Kronos, era anche concepito come un nume dalla testa leonina, e come tale è stato raffigurato su alcune gemme magiche, tra le quali una famosissima [35]raffigura un demone antropomorfo dalla testa leonina accompagnato dall’iscrizione “Ialdabaiot” / “Aariel” ; e al rovescio: “Ia”, “Iao”, “Sabaot”, “Adonai”,”Eloai”, “Oreos” , “Astafevos”. Questi sono i nomi degli Arconti planetari tipica degli Gnostici Ofiti, tramandata da Origene e da Ireneo [36]. Il nome angelico Ariel, che accompagna Ialdabaoth (che è il nome gnostico del dio ebraico) sul dritto della gemma, con buona probabilità significava “Leone di Dio”[37]. Del resto, è noto che nello Gnosticismo era radicata l’idea che il Creatore avesse un volto leonino[38], mentre nell’Apocalisse[39] è descritto un angelo con enormi gambe di fuoco e voce di leone.
Le gemme raffiguranti un analogo dio leontocefalo, che in alcuni esemplari tiene in mano il serpente Chnoubis a forma di spina dorsale, probabilmente derivano dal medesimo prototipo a cui si è ispirata la gemma raffigurante Ialdabaoth leonino.
Esiste anche un calcedonio raffigurante il dio leontocefalo accompagnato dall’iscrizione Cnoubis [39]; la stessa iscrizione accompagna il leontocefalo con il serpente Chnoubis in mano sull’amuleto bronzeo egiziano di cui si è già parlato[40], mentre un’altra gemma[41] reca l’iscrizione (in greco) ekatontomaise, traduzione greca di una carica di ufficiale dell’esercito giudaico ellenistico[42], ed un’altra[43] reca l’iscrizione (in greco) “Çabao”, “Frin”, “Iao” .
All’interno di questa categoria iconografica si distingue la serie recante un’invocazione a Seth e, apparentemente, a Mithra, per la propria salvezza e quella della famiglia[44]; la serie raffigurante il leontocefalo con sei raggi o fiamme che escono dai suoi fianchi, in atto di sollevare una tabella (che è stata interpretata come la legge mosaica consegnata a Mosè sul Sinai) con scritto “Iao”, accompagnato, al rovescio, da iscrizioni che invitano lo stomaco a digerire[45], e la serie delle molte gemme raffiguranti il leontocefalo con gonnellino egiziano e simboli egittizzanti in mano, oltre ad un bastone con avvolto un serpente, talora leontocefalo[46].
Il medesimo leontocefalo è accompagnato, su una gemma trovata a Saqqarah e conservata a New York[47], da un’iscrizione che lo identifica con il dio di Leontopolis, signore dei fulmini, dei tuoni e dei venti, i cui nomi sono Miôs, Miôsi, Armiôs, Ousirmiôs, Phrê, Simiephe, Phnouto, Phôs, Pyr, Phlox.
Si tratta del dio leontocefalo o leontomorfo Mios di Leontopolis, identificato con Rê (nella forma Phrê), Horus (nella forma Harmiôs), Osiris (nella forma Ousirmiôs), e designato come Grande Dio (nella forma Phnouto), luce e fuoco (Phôs, Pyr e Phlox)[48]. Questa gemma è collegata a quelle che invocano salvezza per sè e la famiglia, perché alla fine della sua iscrizione un tale Ammonio invoca la grazia dal dio usando lo stesso verbo (ejleein, “aver pietà”, “essere benevoli”).
Poiché a Leontopolis, come si è detto, fiorì non solo il culto di Mios e della dea leonina Bastet, ma anche quello del dio ebraico, è probabile dunque che la figura del dio solare a testa leonina fosse allo stesso tempo il dio leontocefalo Mios, Horus, Osiris, dèi solari, e Yahweh, signore del tuono, del lampo e del vento[49]. _____ [1] MERKELBACH, Astrologie, Mechanik, Alchimie und Magie im griechsch-römischen Ägypten, cit., p.59.
[2] Cfr. MASTROCINQUE, Studi sul Mitraismo, p.69, nota 224.
[3] Cfr. A.BÖHLIG, P.LABIB, Die koptisch-gnostische Schrift ohne Titel aus Codex II von Nag Hammadi, Berlin 1962, comm. a § 114; G.A.G. STROUMSA, Another Seed, in Studies in Gnostic Mythology, Leiden 1984, p.52.
[4] Cfr., per es., Origine del mondo 114; 119; Origen., Contra Cels. VI.30. [5] Cfr. particolarmente Origen., Contra Cels. VI.30-1; della natura leonina di questo dio parlano molti testi gnostici: cfr. per es. Ipostasi degli Arconti 94; Origine del mondo 100; Apocr.Ioh. BG 37; Pistis Sophia, I.31-32, 39; cfr. H.M.JACKSON, The Lion becomes man. The Gnostic Leontomorphic Creator and the Platonic Tradition, Atlanta 1985 (secondo cui la natura leontocefalina del demiurgo gnostico derivava, oltre che da alcuni passi della Bibbia, soprattutto da influssi egiziani, e la stessa iconografia leonina di Chnoubis sarebbe derivata dall’identificazione fra il dio creratore Chnum e Yahweh e fra Yahweh e gli dei leontocefali egiziani, quali Bastet e Mios). J.E.FOSSUM, The Name of God and the Angel of Lord, Tübingen 1985, pp.321-329, ha notato che il dio leontocefalo poteva essere anche Michael, nome angelico di Ialdabaoth (cfr. Origen., Contra Cels. VI.30 e due gemme gnostiche che accompagnano il leone al nome dell’arcangelo; cfr. SGG I, 71 e 197).
[6] Cfr. Acta Thomas 32 (Acta Apost.Apocr., II.2, ed. M.Bonnet, Leipzig 1903, p.149; Epiphan., Panar. XXVI.10.8, GCS 25, p.296; l’idea era condivisa dal samaritano Saduqa∆i, cfr. J.FOSSUM, Sects and Movements, in A.D.CROWN, ed., The Samaritans, Tübingen 1989, p.336. In Num. 21.6-7 i Serafini hanno forma di serpenti. L’idea che il dio supremo avesse forma di leone e di serpente era condivisa anche dai maghi, cfr. PGM IV, 939-40: cai§ v j § v re drakwn, akamaie lewn (“salve, serpente, indomito leone”). Sulla concezione egiziana del creatore a forma di serpente: B.van de WALLE, J.VERGOTE, Traduction des Hieroglyphica d’Horapollon, in Chr.d’Eg. 35, 1943, p.87.
[7] Cfr. Ps.Clem., Hom. X.102: “dovete comprendere l’invenzione malefica del serpente che è in voi... che scivola dal vostro cervello nel midollo dorsale”. Sulla credenza pagana secondo cui dal midollo spinale dei morti si originava un serpente cfr. M.TARDIEU, Trois mythes gnostiques, Paris 1974, p.124 e n.260.
[8] Hippol., Ref. V.17-19.
[9] Cfr. F.MICHELINI TOCCI, La cosmogonia dei Perati e il gregge di Giacobbe (e Dante), in Omaggio a Piero Treves, Padova 1983, pp.249-260.
[10] Tim. 73 B-74 A; il pensiero platonico trovava rispondenza anche nelle concezioni egiziane; cfr. Horapollon, Hierogl. II.9.
[11] Lo gnostico Marco, di conseguenza, sosteneva che nel cervello stava la particella di potenza divina, che fu creata da Dio a sua immagine e somiglianza; l’immagine dell’Ogdoade sarebbe stata, sempre secondo Marco, riprodotta e celata nelle viscere: Iren., adv.haer. I.18.1.
[12] Iren., adv.haer. I.24.1: Saturnino sosteneva che i sette Arconti fecero l’uomo simile ad un verme, a somiglianza di una figura divina apparsa dall’alto del cielo; similmente: I.24.1 7, ove è detto che la scintilla posta dal Padre entro il “verme” permise che esso si animasse e diventasse un uomo; 30.6: Ialdabaoth udì la voce della Madre e creò l’uomo; gli altri Arconti fecero un uomo enorme come un verme strisciante, ed il padre Ialdabaoth soffiò sul suo volto per dargli un’anima. Il pensiero degli Ofiti era probabilmente diverso: Ialdabaoth, guardando materia fangosa, avrebbe generato Nous, contorto a forma di serpe, che forse è rappresentato dal cervello: Iren., adv.haer. I.30.5.
[13] E.PREUSCHEN, Die apokryphen gnostischen Adamschriften, in Festgrüß B.Stade, Gießen 1900, p.227; si diceva anche che all’inizio l’uomo avesse la coda, che poi Dio gli tolse per dargli dignità: Midrash ad Gen. XIV.10 (Judah ben Rabbi: Midrash Rabbah, ed. H.FREEDMAN, M.SIMON, I, London 1939, pp.117-188).
[14] Cfr. recentemente The Elephantine Papyri in English, ed. B.PORTEN, Leiden, New York, Köln 1996, nn. B 37-38.
[15] Iren., adv.haer. I.30.15: secondo i Barbelo-gnostici, la “Sofia si mutò in serpente, divenne avversaria del Creatore di Adamo e portò la gnosi; la posizione e la forma dei nostri intestini per i quali passa il cibo sarebbe un segno che la sostanza generatrice del serpente si trova in noi”
[16] Cfr. SGG I, 158.
[17] W.M.FLINDERS PETRIE, Amulets, London 1914, tav.XXI, n; t; ZWIERLEIN-DIEHL, Die ant. Gemmen des Kunsthistorischen Museums, III, n.2222.
[18] F.DELLA CELLA, Viaggio da Tripoli alle frontiere occidentali dell’Egitto, Città di Castello 1912 (III rist. dell’ed. 1819), p.127 e tav.I, con iscrizione in cui si riconosce lo stesso testo dell’analogo esemplare del British Museum (C.BONNER, Amulets chiefly in the British Museum, in Hesperia 20, 1951, p.325, n.20): Cnoubiç Nabiç biennouç udwr di § { v / a[ v / yh rtoç peinh pur § rJ v J v eigoi (= rigei). Sulla forte presenza culturale giudaica in Cirenaica cfr. R.KOTANSKY, Greek esorcistic Amulets, in M.MEYER, P.MIRECKI, a c. di, Ancient Magic and ritual Power, Leiden 1995, p.274, nota 69.
[19] BONNER, Amulets chiefly in the British Museum, p.326, n.21.
[20] Un esemplare (SGG I, 252) ritrae un leone anguipede e, al rovescio, l’iscrizione GIGANTORHKTA, mentre solo nell’esemplare edito da DELATTE, DERCHAIN, Les intailles magiques, n.12, il gallo anguipede è accompagnato, al rovescio, dalla medesima iscrizione. La gemma con Chnoubis e gallo anguipede, proveniente da Bombay (J.H.MIDDLETON, The Lewis Collection of Gems and Rings, London 1892, p.79) DELATTE, DERCHAIN, Les intailles magiques, n.87, probabilmente è falsa: M.SMITH, Rec. a Delatte-Derchain, in AJA 71, 1967, p.418; cfr. anche nota a SGG I, 234. Si ricorderà, a proposito di Gigantorekta (“colui che spezza i giganti”) l’espressione rumpere serpentes, con cui lo Ps.Quintil., Decl. X.15, descrive una delle operazioni che i maghi potevano compiere. Per altro verso, è nota l’espressione rumpere invidiam
[21] PGM IV, 3007-86, part. 3059. La medesima definizione ritorna in due esorcismi medievali: Basilius Magnus, PG 31, 1679; L.DELATTE, Un office byzantin d’exorcisme (Ms. de la Lavra du Mont Athos, Q 20), in Académie Royale de Belgique, Mémoire, (Classe Lettres) 52, Bruxelles 1957, p.37, l.11; cfr. A.A.BARB, Rec. a Delatte-Derchain, in Gnomon 41, 1969, p.296 e n.5. cfr. la tradizione dei Kyranides sui giganti che avevano costruito la torre di Babele, di cui è detto in nota 254.
[22] Cfr. D.SPERBER, Some Rabbinic Themes in Magical Papyri, in Journ. for the Study of Judaism 16, 1985, 93-103, part. pp.96-99.
[23] H.GRESSMANN, Das Gebet des Kyriakos, in Zeitschr. f. d. Neutestamentl. Wissenschaft 20, 1921, p.26; A.BARB, Abraxas-Studien, in Hommages à Waldemar Deonna, Bruxelles 1957, p.86.
[24] Theodoret. 21 afferma che a Ciro o presso Ciro gli gnostici Marcioniti veneravano un serpente bronzeo che si morde la coda
[25] Il male era concepito spesso come una testa di Medusa piena di serpenti, debellata da Perseus (supra, nota 73) o esorcizzata dalla formula delle gemme uterine cristiane (SGG I, 315-316).
[26] DELATTE, DERCHAIN, Les intailles magiques, n.82.
[27] L’iscrizione della gemma del Cabinet des Médailles ritorna in un’altra gemma di Chnoubis trovata a Cesarea Marittima (cfr. A.MASTROCINQUE, Alessandro di Abonouteichos e la magia, in Imago antiquitatis. Mél. Turcan, Paris 1999, pp.346-347), in ambito samaritano, e non fa che rendere il problema più complesso. Il fatto che il serpente leontocefalo fosse talora raffigurato al di sopra di un altare o di una base apre inoltre la possibilità che si trattasse di una statua di culto riprodotta sulle gemme
[28] Le iscrizioni che talora lo accompagnano menzionano Chnoubis: DUNAND, Fouilles de Byblos, p.44 e pl.CXXXVII, n.1250; BONNER, SMA, p.269, D 99-101.
[29] Cfr. Tac., Hist. V.2.4; Ios., Contra Ap. 2.80; Tert., Apol. 16; Min.Fel., Oct. 9.3.
[30] BONNER, SMA, D 181; sulle raffigurazioni della scimmia che simboleggia il sole e sostituisce Horus: p.155.
[31] BONNER, SMA, D 186; SGG I, 245. 228 Cfr. SGG, 252.
[32] E.ZWIERLEIN-DIEHL, Die antiken Gemmen des Kunsthistorischen Museums in Wien, III, München 1991, n.2230: iscrizione pepte v .
[34] Secondo la tradizione rabbinica (Midrash in Gen. 11, Bereshit Rabba 38), coloro che costruirono la torre di Babele avrebbero posto in cima alla torre un dio armato di spada, in atto di contendere con Dio.
[35] C.BONNER, An Amulet of the Ophite Gnostics, in Studies in Hon. of Th. Leslie Shear, in Hesperia Suppl. VIII, 1949, pp.43-46; ID., SMA, pp.135-7 e pl.IX.188. J.M.A.CHABOUILLÉ, Catalogue général et raisonné des camées et pierres gravées de la Bibliothèque Impériale, suivi de la description des autres monuments exposés dans le cabinet des medailles et antiques, Paris, 1858, pp.288-289, n.2179 descrive un’ematite con immagine dell’utero, accompagnato da Chnoubis e, al D/ da una mummia a testa d’asino, le iscrizioni hanno nomi angelici, compreso quello di Ialdabaoth; cfr. MATTER, pl.VI, 6.
[36] Ialdabaoth, Iao, Sabaoth, Adonai, Eloeus/Aiolaios, Horaios/Oreus, Astaphaios: Origen., Contra Cels. VI.30, 33; Iren.,Adv.haer. I.30.5; si veda in proposito Origen: Contra Celsum, ed. H.Chadwick, Cambridge 1965, p.349, n.2.
[37] Quanto a Kronos, in Mythogr. Vatican. III.1.8 (pp.155-6 Bode) è esposta la dottrina secondo la quale la testa di Saturnus aveva attributi di serpente, di leone o di cinghiale, a seconda delle stagioni.
[38] Ipostasi degli Arconti 94; 99; Ps. Clem., Hom. VIII.18.2, e soprattutto in Origine del mondo, cap.100 (p.35 Layton), si dice che l’arconte Ialdabaoth veniva chiamato dai perfetti (gli Gnostici) “Ariel” perché aveva l’aspetto di un leone.
[39] 10.1-2.
[40] E.ZIERLEIN-DIEHL, Glaspasten im Martin-von-Wagner-Museum der Universität Würzburg, I, München 1986, p.278, n.854; il dio tiene in mano delle spighe; probabilmente si tratta dello stesso intaglio o di uno molto simile a quello descritto da C.CAVEDONI, Dichiarazione di due gemme incise provenienti dalle parti di Reggio, l’una ortodossa, l’altra gnostica, Modena 1852, pp.7-11 (trovato nel 1849 nella villa di Cognento, nell’agro di Reggio, a 11 miglia da Reggio e 16 da Modena); cfr. Cat. of the Coll. of ant. Gems formed by J.Ninth earl of Southesk K.T., ed. H.CARNEGIE, I, London 1908, n.52.
[41] W.M.FLINDERS PETRIE, Amulets, London 1914, p.30.
[41] KING, Gnostics, tav.L, 2.
[42] Ios., A.I. XII, 339; cfr. BONNER, SMA, p.169.
[43] G.MINERVINI, Poche osservazioni intorno ad una pietra Basilidiana, in Bull.Arch.Napol. 5, 1857, p.90.
[44] Cfr. MASTROCINQUE, Studi sul Mitraismo, pp.37-38. In tali iscrizioni l’abbreviazione ke, cioè Kuvrie (“O Signore”), probabilmente è un indizio di influenza giudeo-cristiana; cfr. BONNER, SMA, p.292.
[45] BONNER, in Hesperia 20, 1951, p.332, n.44: çtomv ace pepv te. Cfr. SGG I, 193. M.SMITH, Old Testament Motifs in the Iconography of the British Museum’s Magical Gems, in Coins, Culture, and History in the Ancient Worls. Numismatic and other Studies in honor of Bluma L.Trell, Detroit 1981, pp.192-193, ritiene che il personaggio che solleva la tabella sia Mosè stesso, poiché in una gemma del British Museum presso di lui compaiono due piccoli personaggi in atto di far festa e danzare; tuttavia il personaggio medesimo ha, in questa gemma, la testa di gallo, esattamente come il gallo anguipede, ciò che induce a pensare che si tratti di una manifestazione angelica; il processo di trasfigurazione grazie al quale la carne si trasforma in “fiaccole fiammeggianti” è noto alla mistica ebraica di età imperiale: G.SCHOLEM, Le grandi correnti della mistica ebraica, tr. it., Milano 1957, p.77.
[46] Sui vari schemi iconografici del dio leontocefalo cfr. BONNER, SMA, p.152. In PGM IV, 2006 ss., è prescritto di disegnare un simile dio; la ricetta è contenuta in una lettera del mago tessalo Pitys al re Ostane; alle ll. 2124-5 il mago dice di riprodurre Osiris “come lo mostrano gli Egiziani”, il che prova che gli scritti di Pitys non risalivano ad un mago egiziano (cfr. E.N.O’NEIL, in Betz, GMPT, p.75).
[47] P.PERDRIZET, Antiquités de Léontopolis, in Monuments Piot 25, 1921-22, p.359 e p.357, fig.2; BONNER, SMA, pp.183-185.
[48] Secondo la cosmogonia di Filone di Byblos (FGH 790, F2, 9), questi erano i nomi dei tre mortali nati da Aiôn e Protogonos, dai quali presero il nome i monti Casio, Libano ed Antilibano, e Tabor (cfr. O.EISSFELD, Der Gott des Tabor und seine Verbreitung, in ARW 31, 1934, pp.14-41). In Gen 15.17 Dio si manifestò ad Abramo come una lingua di fuoco: flovx e pu§r.
[49] Cfr. Gen. 7-9 (il diluvio); Ex. 9.22-25 (la piaga della grandine); Psalm. 77, 17-19; Ierem. 10.13. Talora è stato notato che a Meroe era venerato in età ellenistico-romana un altro dio leontocefalo, Apedemak (sul quale: L.ZˇABKAR, Apedemak, Lion God of Meroe, Warminster 1975), con cui potrebbe essere identificato il nume delle gemme gnostiche; cfr. O.NEVEROV, Le thème égyptien dans les amulettes magiques de l’époque d’Empire Romain, in L’Egitto in Italia dall’antichità al Medioevo. Atti del III congr. Intern. Roma 1995, Roma 1998, p.470; non escludo che rappresentino Apedemak i serpenti leontocefali di cui a nota 224.

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