"Qualunque sia l’origine dei suoi poteri – eredità, un dono dell’invisibile o un lungo apprendistato –, il Mago non può sperare di raggiungere altre dimensioni senza un paziente allenamento compiuto in solitudine.
Chiamato a percorrere le vie del cosmo, il mago deve conoscerle perfettamente per non smarrirvisi; destinato a un costante confronto con gli spiriti che le abitano, bisogna che egli ne abbia imparato le formule di richiamo, evocative; agendo con fini precisi, bisogna che sappia come raggiungerli, custode com’è di una Saggezza millenaria e di un’Arte sottile che disvelano improvvisi passaggi tra le soglie del corpo e il limitare dell’anima, lì dove l’apparenza diviene verità e l’illusione mondo, e che costituiscono mappe di accesso ai mondi invisibili ereditate da antichi culti astrali propiziati da Ermete Trismegisto, l’iniziatore di una sapienza «proibita», interdetta." (Almandal)
In Magia senza un paziente studio, un paziente allenamento compiuto in solitudine, senza un esperienza diretta con gli Spiriti non si va da nessuna parte.
Tutto ciò in barba a chi ritiene di essere nato "già imparato", per virtù dello Spirito Santo. Tutto in questo modo va raggiunto con il sudore della fronte, a caro prezzo.
Però se il Mago (o la Maga) riescono a trarre piacere da questo lavoro, allora il giogo si fa più leggero. Chi ha detto che tutto debba essere dolore e fatica senza nessun godimento? Se studiare e praticare la magia vi procura piacere oltre alla fatica siete sulla strada giusta. Altrimenti sarà tutto un pianto e uno stridore di denti.
Saluti dal vostro affezionato Angelo Pirrone, Marchese di Carabà
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